SEI IN Home>Relazione Punta Trieste

TORNA A HOME

31/10/2005 Punta Trieste, 2230m, gruppo Velino - Sirente.
Partecipanti: GIULIO, GIULIANA, FRANCESCO, ELISA, GRAZIA.
Dislivello: 700mt circa
Difficoltà: E
Tempo di Salita: 2h

Una vetta estremamente panoramica in una zona molto suggestiva e poco frequentata.

Splendide giornate d’autunno si stanno susseguendo in questo scorcio di ottobre 2005. Il sole ancora caldo, le temperature estremamente miti e, in montagna, l’aria tersa, garantiscono splendide passeggiate. Sono probabilmente le ultime prima dell’inizio delle nevicate che, speriamo presto, almeno alle quote più alte, renderanno più complicate le escursioni. La nostra meta è la Punta Trieste, una delle cime intorno ai Piani di Pezza. Il percorso che intendiamo fare sale in un vallone, prima stretto e ripido, poi più ampio, articolato e poco acclive, fino alla vetta, estremamente panoramica. Sono zone poco frequentate e naturalisticamente molto belle che meritano una visita.


Verso il Lago di Caporra, bella depressione vicino Capo Pezza. In fondo a dx Punta Trento e a sx Punta Trieste, la nostra meta.


Partiamo dal Capo di Pezza, alla fine del bellissimo piano ancora frequentato dal bestiame al pascolo. La giornata è splendida, il cielo terso. Non è freddo, ma all’ombra vi sono evidenti tracce della brina notturna. Lasciata la macchina non continuiamo per la sterrata, ma prendiamo a sx una traccia appena abbozzata in leggera salita sotto i faggi. In breve si arriva ad una bella conca senza alberi (Il Lago di Caporra) che si attraversa fino alla fine. Rientrando nel bosco prendiamo a sx una traccia erbosa evidente che inizia a salire, prima debolmente, poi moderatamente seguendo una valletta. Ci accorgiamo però che la traccia porta troppo a dx rispetto alla nostra meta, quindi poco dopo decidiamo di tagliare sulla sx tenendoci in quota, andando ad intersecare fortunosamente un vecchio sentiero mezzo nascosto sotto le foglie ma ancora frequentato dal bestiame.


Usciti dal bosco si risale un largo vallone erboso con vari ripiani e vallette. In fondo a dx la vetta, già visibile.


Si sale con percorso riposante nella bellissima faggeta già con l’abito invernale, con il sole radente che filtra creando un’atmosfera suggestiva. Poi si entra in una valletta che si risale con pendenza moderata, costeggiando il versante SW della Castelluccia. Quindi la pendenza diminuisce, gli alberi si fanno più radi e si attraversa qualche bella radura, fino ad arrivare, di fronte alle belle rocce del versante W della Costa della Tavola, in una vallata più ampia. Gli alberi finiscono e continuiamo a salire tra bei prati verdi e grossi blocchi calcarei, con la vista che si amplia verso valle, Pezza e le costiere di Monte Ocre e Monte Cefalone.


Lungo la cresta E di Punta Trieste, non lontani dalla vetta. Ai nostri piedi il vallone appena percorso. A sx la Costa della Tavola, sullo sfondo al centro il Sirente.


Oltre una rampetta entriamo nel grande anfiteatro erboso compreso tra Punta Trieste e la cima della Costa della Tavola. Con salita mai ripida percorriamo una vallecola erbosa prima sulla dx, poi a sx, raggiungendo un ripiano alla destra del quale un intaglio pietroso supera un breve pendio più acclive portandoci su un secondo terrazzo. Quindi puntiamo a dx, salendo più decisamente fino ad arrivare nell’ultimo anfiteatro sotto la vetta. Tenendoci sulla cresta a dx (cresta E) saliamo con uno splendido affaccio su Pezza e i monti verso N fino al Corno Grande. Un ultimo tratto più erto conduce alla sommità, estremamente panoramica su gran parte dei monti dell’Appennino Centrale. Infatti, oltre ad una splendida vista ravvicinata sul Gruppo del Velino, versante N, si vedono a 360° il Viglio, gli Ernici, i Monti del Parco Naz. d’Abruzzo, la Magnola in primo piano, Sirente, Majella, Gran Sasso, Laga, Sibillini, Terminillo.


Vista dalla vetta del complesso versante N del Gruppo del Velino, la cui vetta campeggia al centro.


Dopo un pranzetto e un riposino al sole, con l’aria incredibilmente calda per essere fine ottobre a 2230m, prendiamo la cresta E-SE che dalla vetta degrada lentamente con alcuni saliscendi. Il percorso è rilassante ed estremamente panoramico: le innumerevoli creste dell’Appennino si susseguono verso SW, più o meno alte e parallele, creando piani via via più lontani in un susseguirsi di luci e ombre molto suggestivo. Possiamo anche ammirare la selvaggia Valle Majelama proprio sotto di noi, una delle poche valli appenniniche dalla tipica forma ad U derivante dall’azione glaciale.


Dalla cresta Se di Punta trieste si gode questa splendida vista sulla Magnola a sx (notare la piccolissima sagoma del Rifugio Panei) e sulla selvaggia Valle Majelama, dalla tipica forma ad U glaciale..


Dopo aver toccato la prominenza di quota 2177 scendiamo verso il Vado di Castellaneta, 2088m, con la testata ampia e pianeggiante della Valle della Genzana davanti agli occhi. Giunti alla sella prendiamo l’evidente sentiero a sx, che con percorso breve e tranquillo ci riporta agli ultimi alberi del bosco. Anziché tornare per il percorso di salita decidiamo di scendere diretti nella valle a ridosso del versante W della Costa della Tavola. Così, superati i primi faggi contorti per l’azione delle valanghe, individuiamo una traccia, non molto evidente ma segnata da sporadici bolli rossi, che, abbastanza ripidamente, conduce verso Pezza, fino a ricongiungersi con l’itinerario di salita nei pressi di una cisterna per l’acqua con annesso fontanile, ormai in vista dei prati dove pascolano le mucche.

© Il Monte Geologo 2003-2005