Speciali Montagna
30-31/05/2004 Majella da Macchia di Secina
Partecipanti: GIULIO, PAOLO, DORINA, LEONARDO.
Dislivello: 1300m+saliscendi
Tempo di Salita: 9h (su neve, parzialmente nebbia, e andando lenti)

 

 

Ci togliamo gli zaini per l’ultima sosta prima della rampa finale, che per fortuna reca delle tracce di discesa che agevolano la cosa. Iniziamo a salire lentamente, e con passo costante arriviamo finalmente in vetta. Data l’ora c’è una luce fantastica, sole radente, grossi nuvoloni all’orizzonte.


Eccomi finalmente in vetta. Croce brennata e bivacco accogliente.


Con un vento freddo che tira da N – NE arriviamo alla croce, che è totalmente brennata, carica di galaverna, e oltrepassata questa ecco apparire il bivacco, che assomiglia ad una postazione lunare. Dietro al bivacco tutta Femmina Morta e Piano Amaro si allungano candidi. L’Acquaviva e il Pescofalcone emergono da un piccolo strato di nuvolette che li ricopre come una coperta. Fa decisamente freddo, la neve sta già ghiacciando. Dopo aver aiutato Leonardo e Dorina a compiere l’ultimo sforzo siamo alfine tutti nel bivacco, che non sarà il Grand Hotel, ma in quella situazione, stanchi, infreddoliti, coi piedi zuppi, è il massimo possibile. Prima di approntare la cena, riposarsi nei sacchi a pelo e tentare di fare asciugare le cose, c’è ancora il tempo per un paio di foto all’esterno, con le nuvole che si sono dissolte, il sole che sta tramontando e una leggerissima nebbiolina che si congela data la temperatura che è già sotto i -1°C.


La croce con il sole alle spalle. Che dire, viva l'Abruzzo.


Dopo una notte agitata ci alziamo un po’ dopo l’alba. Fuori fa -4°C, dentro -1°C, tutta la roba che non era stata asciugata si è ghiacciata, scarponi compresi. Il tempo è bellissimo, si vedono tutte le montagne, fino al Parco Nazionale d’Abruzzo e il Gran Sasso. Colazione, un po’ di riposo al sole tipo rettili, una veloce preparazione degli zaini e verso le 10:30 siamo di nuovo in cammino, direzione Piano Amaro. L’intenzione infatti è percorrere l’altipiano fino alle prime balze del Macellaro per poi buttarsi dentro Femmina Morta ed arrivare così alla Forchetta Majella.


Sempre la croce con la Valle di Femmina Morta in veste invernale.


Tutto andrebbe bene se non fosse che partiamo già stanchi, gli zaini sembrano pesare come il giorno prima e c’è un sacco di neve che al solito complica le cose. Inizialmente c’è un sole fortissimo, ma poi iniziano a svilupparsi dei cumuli che lo coprono. Arriviamo nei pressi della Grotta Canosa, totalmente sommersa della neve, con i nostri due discepoli che sono in difficoltà: Leonardo non parla ma barcolla, Dorina sembra procedere bene, ma lamenta il freddo ai piedi e qualche doloretto. In effetti abbiamo tutti i piedi zuppi, e cominciamo a non vedere l’ora che la neve finisca.


Tramonto, vista verso il Pescofalcone coperto dalle nubi, la neve è già tutta ghiacciata.


Superiamo Grotta Canosa, arriviamo ai piedi del Macellaro e cominciamo la discesa in diagonale verso Femmina Morta. Le cose si complicano: si affonda tantissimo, arrivano dei nuvoloni che coprono tutto, ricomincia il freddo. Tutto ciò, unito ai problemi citati prima fanno uscire di testa Dorina. CI vuole un po’ per calmarla e riprendere il cammino, ma per fortuna d’improvviso le nuvole si alzano, riesce il sole, e ci troviamo a camminare su neve più dura percorrendo Femmina Morta. Camminando un po’ più spediti arriviamo alla fine della valle e, con breve salitella, siamo a Forchetta Majella.


Di ritorno, ultimi sguardi alla vetta. Quantità di neve totale!


Dorina sembra incavolata e non vuole fermarsi, anche perché c’è un bel vento forte, ma noi necessitiamo di una sosta pranzo. Una volta riempito lo stomaco iniziamo la discesa di Fondo di Majella. Il sole e il verde bosco che ci aspetta alla base rincuorano gli animi, e, sfruttando le lingue di neve, scendiamo rapidamente a riprendere il sentiero, Dorina non vede l’ora di arrivare alla macchina e ci precede, noi trotterelliamo dietro, Leonardo è allo stremo. Dopo un percorso che sembra infinito ecco apparire dietro un albero le portiere del Kia. Ce l’abbiamo fatta, e, nonostante un’impresa al limite delle loro forze, i nostri due adepti già non vedono l’ora di tornare, magari con meno neve. Questa è la Majella.

Da RICORDARE
1. Il bastone di Leonardo
2. La sbroccata di Dorina
3. La brenna sulla croce
4. La bellezza della sera