Speciali Montagna
12/06/2004 Il Primo Scrimone
Partecipanti: GIULIO, PAOLO, FABIO, NICOLA.
Dislivello: 782m + 435m in salita; 1087m + 100m in discesa
Tempo di Salita: 2,5h

 

 

Sembra incredibile: è il 12 giugno e siamo sulla A24 Roma – L’Aquila con destinazione Gran Sasso per l’ultima scialpinistica di stagione. È un record, mai abbiamo fatto un’escursione così tardi. Il merito è tutto della straordinaria primavera che sta per finire, che ha regalato precipitazioni abbondanti e temperature fresche che hanno consentito al manto nevoso di resistere più a lungo del solito. Infatti, scendendo dalla galleria di S.Rocco verso l’Aquila, una per una le cime culminanti del Gran Sasso appaiono ancora largamente chiazzate di neve. È un sabato che le previsioni danno in peggioramento con temporali, ma al nostro arrivo in zona non c’è una nuvola.


Fabio sale sulle pietraie che precedono l'arrivo al Sassone. In basso Campo Pericoli è ancora pieno di neve. Sulla sinistra e sulla destra della foto si vedono rispettivamente il Cefalone e il Pizzo d'Intermesoli.


Saliamo verso Campo Imperatore tra prati verdissimi, fiori e residue chiazze di neve con una bellissima aria fresca. Le chiazze si fanno numerose salendo l’ultimo tratto verso l’albergo, e al nostro arrivo ci accoglie un bel vento freddo. L’itinerario prevede di salire al Corno Grande via Direttissima e scendere con gli sci prima per un tratto di via Normale fino alla Conca degli Invalidi, poi giù dal Primo Scrimone fino in Val Maone. Da lì bisognerà risalire fino alla Portella e poi con il sentiero tornare alla macchina. Un bel giro!
Il gestore dell’ostello Campo Imperatore, tra le sua tante massime, ne ha una che recita: “il vento nasce e muore nella zona dell’ostello”. Spesso ciò è verissimo, ma, per nostra fortuna, oggi non è così. Il fresco, ma a volte impetuoso, compagno ci segue infatti nella salita verso la Sella di Monte Aquila, con il sentiero che per lunghi tratti è ancora sommerso dalla neve, e poi ci sospinge sempre più forte nel cammino verso il Sassone.


Sulla Direttissima, prima della strettoia. Nicola ci precede mentre noi saggiamo con i ramponi e la piccozza la durezza della neve.


La direttissima appare fattibile, ancora tutta su neve, come ci confermano alcuni che scendono. Campo Pericoli è ancora in gran parte coperto dalla neve, una tenda ha bivaccato sui pratoni alla base delle rocce del Corno Grande. Il vento, ora a tratti impetuoso, ci accompagna fino al Sassone e poco oltre, all’attacco della direttissima, dove comincia la neve. Dopo una necessaria razione di biscottini e frutta secca cominciamo, ramponi ai piedi, la salita, su neve dura, ottima, e con tracce non troppo profonde che salgono decise verso lo stretto intaglio tra le rocce che costituisce il passaggio chiave prima della vetta. Arriviamo in breve al passaggio, che è all’ombra, dove una stretta striscia di neve molto dura, ottima per saggiare la capacità dei ramponi e della piccozza, passa tra le rocce. Dopo l’orizzonte si apre nuovamente e un breve tratto di neve più molla e di roccette portano in vetta.


Fabio in vetta. Alle sue spalle il Corno Piccolo, i Monti della Laga più lontano e appena visibili i Monti Sibillini con il Vettore.


Al nostro arrivo ci sono già un paio di persone, e molte altre stanno arrivando dalla Normale e dalla Via delle Creste. E come biasimarle? La giornata si mantiene spettacolare: niente nuvole, aria frizzante e una limpidezza che è raro trovare a giugno. L’Adriatico è lì ad una passo dietro le colline, i boschi di faggi verdissimi colorano i fondovalle, la neve regna ancora sulle vette. Veramente impressionante la quantità di neve rimasta sul Velino. Non possiamo cullarci troppo a lungo nella contemplazione, la neve ad ogni minuto che passa diventa più molle, bisogna iniziare la discesa. E così, sci ai piedi eccoci mentre esibiamo curve da slalom sulla Normale, con neve dura ottima che sembra una pista. Praticamente in men che non si dica siamo alla Conca degli Invalidi.


Paolo nella strettoia in discesa dal Primo Scrimone. La foto non rende giustizia alla pendenza del passaggio.


Da qui dopo esserci tolti gli sci per un breve tratto senza neve ricominciamo a trottare su strisce di neve puntando all’evidente anfiteatro che, già ripido, punta verso la Val Maone con il Pizzo d’Intermesoli che fa da sfondo. La discesa è molto divertente, la neve è un po’ papposa ma tiene bene. L’anfiteatro va via via restringendosi aumentando la pendenza in un imbuto tra le rocce che sembra impraticabile. Ma non è così: una esile striscetta di neve molle rimane, con due “crepacci” che la separano dalla roccia. Il passaggio è delicato, ma con calma, un po’ scalettando, lo superiamo. Poi la valle si riapre un po’ ed in poche curve siamo alla fine della neve sulle pietraie della Val Maone. Non è finita qui: ci aspetta la risalita fino alla Portella.


Piccolo tratto di sci d'erba lungo la faticosa risalita verso il valico della Portella, che appare lontano sullo sfondo.


Così, prima su pietraie, poi su pratoni fioriti che sembrano alpini, iniziamo la faticosa risalita. Il caro amico vento ci ha tradito, sostituito da un caldo soffocante che ci costringe a frequenti soste per bagnarci. Quando la neve inizia ad essere più continua mettiamo gli sci ai piedi, e con percorso non lungo ma molto faticoso risaliamo verso la sella che appare già evidente davanti a noi, dove alla fine giungiamo molto stanchi. Il sentiero fino alla macchina è un salotto, e, complice la sete e il bar che ci aspetta, arriviamo in breve alla meta.