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27/07/2005 Il Velino dai Piani di Pezza.
Partecipanti: GIULIO, PAOLO, DANIELE, LEONARDO.
Dislivello: 1100mt + saliscendi
Difficoltà: EE
Tempo di Salita: 4h

La salita al Re della Marsica da un itinerario molto lungo, interessante e panoramico.

 

È fine luglio, e l’estate mostra il suo volto più torrido. L’odiato anticiclone africano è in grande spolvero, e sull’italia centrale le temperature salgono molto oltre la norma. Per cercare un po’ d’aria fresca e per salutarci in vista delle partenze vacanziere decidiamo di andare sul Velino dalla via meno faticosa ma più lunga e meno frequentata: da Capo Pezza via Colle dell’Orso, il Bicchero e il Cafornia. È una lunga e varia cavalcata d’alta quota molto panoramica, preferibile alle vie più dirette del versante S e W che sono più monotone e faticosissime col caldo.


In salita all'inizio dello Jaccetto di Pezza, superando con percorso non faticoso una serie di rampe e falsopiani.


Arrivando a Capo Pezza (1530m circa), alla fine dell’omonimo piano, percorrendo una discreta sterrata, notiamo quanto l’erba sia secca. Certo, in estati poco piovose come questa è normale, ma fa sempre un certo effetto sentire l’erba che crepita spezzandosi sotto i piedi. Dopo un’occhiata al bellissimo anfiteatro di cime che cingono l’altipiano iniziamo la gita, percorrendo ancora un breve tratto di sterrata e poi piegando a dx (cartello con indicazioni) per una mulattiera, subito all’ombra della faggeta. Con salita moderata e non faticosa, incontrando alcune radure, prendiamo quota. Dopo un piccolo strappetto più ripido la pendenza diminuisce e il sentiero entra in una valle dai fianchi scoscesi, percorrendone il fondo. Si supera un grosso macigno staccatosi 5 anni orsono e si risale con alcune svolte, un successivo tratto pianeggiante e un ultima rampa, allo Jaccetto di Capo Pezza, dove termina la faggeta, 1800m.


La vista dal Colle dell'orso verso gli aspri circhi glaciali di NE del Velino. Notare i minuscoli nevai residui, quasi irreali nella calura. Al centro in alto l'elegante piramide sommitale.


Fa decisamente caldo, e siamo inondati di sudore. Davanti a noi sono le vette (Punta Trento, Colle dell’Orso, Il Costone) che chiudono Pezza a W, l’erba è folta ma secca. Bramosi delle quote più elevate e del fresco riprendiamo la marcia, prendendo a sx ad un evidente bivio (a dx per il Rifugio Sebastiani), risalendo su un ottimo sentiero con percorso articolato, tra grandi fioriture di Genziana lutea, una successione di dossi e falsopiani, dimora di antichi ghiacciai, aggirando alla base una tondeggiante prominenza rocciosa che poi è l’antecima del Colle dell’Orso. Superato l’ultimo circo a quota 2000 saliamo in diagonale l’ultima, ripida costa, che porta in cresta, a pochi metri dalla vetta del Colle dell’Orso, 2175m circa. Finalmente c’è un po’ d’aria, prendiamo fiato e ci riposiamo un po’. Verso SW compare tutto il vasto versante NE del Velino, con i suoi grandi circhi glaciali interamente occupati da pietraie, con la lunga cresta Cafornia – Velino e dulcis in fundo con l’elegante piramide sommitale.


Daniele sulla cresta nei pressi del Cafornia. La vetta è vicina alle sue spalle, ma manca ancora un lungo percorso sulla cresta di fronte.


A questo punto la maggior parte del dislivello è fatto, ma il percorso ora ha il suo tratto più lungo. Confortati dalla vista di alcuni piccoli nevai che resistono irreali nell’aria torrida, circondat di erba secca, continuiamo a sx. Il sentiero aggira in piano il Colle dell’Orso tenendosi sul ripido versante SW. Con percorso panoramico arriviamo alle spalle di Punta Trento e per vallette in parte ancora verdi scendiamo alla larga sella erbosa del Colle del Bicchero, 2075m. Siamo nel punto più remoto del Velino, il luogo dove si uniscono le due lunghissime valli Majelama e Teve, alla massima distanza dai più vicini punti di appoggio. Al pensiero delle terribili bufere che imperversano in inverno in questi luoghi, proseguiamo la salita, sfiorando la vetta del Monte il Bicchero e scendendo brevemente ad un’altra selletta.


L'autoscatto di vetta. Il peso di Paolo ha prodotto effetti negativi sulla struttura :-)).


Proseguiamo con salita non faticosa superando vari dossi e vallette, toccando un paio di nevai residui sui 2200m occupati dai cavalli intenti nelle loro faccende, e con un ultimo tratto di salita più ripida siamo ad un intaglio della cresta vicini al Cafornia, 2330m circa. Ora fa decisamente più fresco, ma appena cala il vento il sole si sente subito. Verso SE ammiriamo la vasta conca pascolativi del Cafornia e il Fucino in lontananza. Con breve traverso giungiamo alla selletta tra Monte Cafornia e Pizzo Cafornia, sui 2400m. Il Velino ormai è vicino. Il sentiero ci conduce pianeggiante o in leggera discesa, con begli affacci sulle scabre pareti NE, alla selletta tra la vetta e l’antecima. Manca “solo” l’utima rampa, 100m netti di dislivello, con la quota e le gambe già fiacche che si fanno sentire. Il tempo di uno sguardo al Costognillo, ricordando le scialpinistiche invernali ed ecco apparire l’imponente croce di vetta, 2486m.


In discesa verso pezza, assetati e stanchi. Il sole tardo pomeridiano regala sfumature più nitide ai colori.


La foschia limita la vista, ma una splendida aria fresca ci asciuga finalmente il sudore. I panini e un po’ di ozio fanno il resto. Dopo lunga meditazione iniziamo la discesa, per la stessa via. Uniche note rimarchevoli sono una sosta ai nevai per rinfrescarci, dato che le allucinazioni da caldo incombevano; Leonardo che sembra Mosé che divide le acque col suo vetusto bastone in legno; la faticosa e ripida risalita dal Colle del Bicchero al Colle dell’Orso, giusto quello che ci voleva per finire le scorte d’acqua. Poi giù verso Pezza, arriviamo alla macchina alle 19 passate.

 

 

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