Speciali Montagna
31/10/2004 Monte Ocre.
Partecipanti: GIULIO, ELISA.
Dislivello: 700m circa
Difficoltà: E
Tempo di Percorrenza: 2,5h

 

 

Il calendario dice che è l'ultimo giorno di Ottobre, ma guardando il termometro non si direbbe proprio: 16°C alle 9 del mattino, con il cielo velato ed uno scirocco molto forte che scuote gli alberi del giardino di casa. La nostra meta è la zona di Sett'acque, un verde pianoro situato tra Monte Cagno, Monte Ocre e Monte Cefalone a circa 1900m di quota. La particolarità di questo pianoro, il che lo rende molto appetibile per il pascolo estivo, è la presenza d'acqua, che sgorga da sette sorgenti situate tutte a poco più di 1900m e raccolte in parte in un fontanile. Questo è dovuto alla presenza di una piccola falda sospesa sotto l'Ocre che incontrando uno strato di rocce impermeabili è costretta a uscire a giorno dando luogo alle preziose sorgentine.


L'autunno è a buon punto all'inizio dell'escursione. Sulla destra le erbose pendici del Cagno.

Lasciamo la macchina al termine della stradina stretta ma asfaltata che parte dalla carrozzabile diretta alla base della seggiovia della Brecciara, a circa 1500m. Tra gli ultimi faggi ancora giallo – arancioni, tutti gli altri sono già spogli, prendiamo la sterrata che sale lentamente con alcune svolte. Già in valle c'è molto vento, e le foglie secche sono portate a spasso e accumulate in abbondanti e soffici mucchi lungo la strada, arrivando a formare accumuli di diverse decine di cm. Fa veramente caldo, e se non ci fosse il vento basterebbe una mogliettina a maniche corte. Mentre saliamo notiamo la presenza tra i faggi marroni di alcuni grossi aceri isolati, ancora verdi o gialli, che formano delle macchie di colore nell'uniformità della faggeta.


Una bella nube lenticolare vista da Forca Miccia.


Dopo una bella radura ed un ultimo tratto di salita siamo a Forca Miccia, a circa 1700m, valico erboso che mette in comunicazione con Campo Felice. Il vento è fortissimo e sfrutta il valico per tuffarsi nella valle che abbiamo appena percorso. Il panorama sarebbe molto bello, con la vista che spazia verso il Monte Puzzillo, la Valle Leona e il Velino, ma una foschia densa grava come una cappa rendendo praticamente invisibili anche le cime più vicine. Dalla sella prendiamo a sx un sentiero ben evidente che sale decisamente rientrando tra i faggi. Di fronte a noi appare il Cagno nella caratteristica mole tozza. Superato in piano un tratto in cui vi sono delle rocce rosse, delle bauxiti, riprendiamo a salire lasciandoci gli ultimi alberi alle spalle e arrivando tra raffiche di scirocco veramente forti che ci sbilanciano ad una selletta a circa 1900m da cui accede alla parte terminale di sett'acque.


Dalla selletta di quota 1900 si vede il valloncello che immette a settacque e, in fondo, l'Ocre.


Alla nostra sinistra abbiamo le pendici del Cefalone, a destra quelle del Cagno, mentre davanti l'Ocre. È una zona spoglia ma ricca di pascoli. Dalla selletta scendiamo in un valloncello erboso in cui il vento tira da pazzi, seguendo percorsi impensati e provenendo ora da SE anziché da SW come prima. Procediamo in leggera salita per un po' fino ad arrivare finalmente all'inizio del pianoro vero e proprio di sett'acque. Di fronte a noi in fondo l'Ocre sovrasta la fonte appena visibile. Sulla sinistra e sulla destra dolci pendii risalgono verso Cagno e Cefalone. Il piano è un delizioso tappeto erboso, verdissimo, rasato cortissimo dagli erbivori che vi hanno pascolato tutta l'estate, morbido e fresco su cui è un piacere camminare. In lontananza verso la fonte notiamo la presenza di numerosi cavalli.


Elisa finalmente in vetta a Monte Ocre, nella tipica luce autunnale.


Dopo aver percorso un tratto del pianoro deviamo a dx in corrispondenza di una evidente vallecola che risale in direzione E puntando verso la cresta Ocre – Cagno. Siamo indecisi sul datarsi, ma la relativa quiete del vento e il caldo ci spingono a continuare. Così con leggera e piacevole salita tra vallecole verdi e costole rocciose arriviamo in cresta, a circa 2100m. Dalla cresta la vista spazia verso la Valle dell'Aterno e il Gran Sasso, ma purtroppo l'aria nebbiosa non ci permette di godere a dovere del panorama. Un tratto di cresta panoramico, roccioso e ventoso ci porta in breve alla vetta dell'Ocre, 2209m. Ci ripariamo e rifocilliamo al riparo dal vento subito sotto la cresta, con il sole già calante che colora i pendii degradanti verso valle e proietta ombre già allungate sui paesini alla base della montagna.


La piana di settacque vista dall'Ocre, con il verde intenso del prato e le sorgenti.


Per scendere decidiamo di puntare diretti verso la piana di sett'acque, verde tovaglia ai nostri piedi, affrontando il sassoso pendio sud della montagna. In breve siamo sulla moquette del prato e alle sorgenti, intorno alle quali pascolano docilmente bellissimi cavalli dei colori più vari. Il vento è ora calato e ripercorriamo con calma assaporando i raggi tiepidi del sole il piano e il valloncello di accesso. Non torniamo però alla selletta di quota 1900, ma proseguiamo le valletta, che si approfondisce via via di più, tra cespugli e alberi nuovamente protagonisti. Per tracce e di sentiero e tratti più intricato ritorniamo sulla sterrata poco prima della fine dell'asfaltata dove ci attende la macchina.