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06/01/2005 Scialpinistica al Cagno.
Partecipanti: GIULIO, FABIO.
Dislivello: 800m circa
Difficoltà: MS
Tempo di Percorrenza: 2h

Le feste di fine anno hanno regalato alcuni spunti di inverno vero: il 25 dicembre pioveva a dirotto alle quote medie, il 27 sera c’erano 40cm abbondanti di neve nelle medesime zone, il 29 e il 30 tirava una bora impetuosa che ha creato non pochi problemi alla viabilità a causa dell’intenso trasporto di neve (tecnicamente detto scaccianeve). Poi, dal primo dell’anno in avanti (con una breve pausa il 3 gennaio) sono state splendide giornate di sole, con temperature intorno ai -10/-15°C la mattina presto e sui 2/4°C a ora di pranzo. Tali condizioni hanno reso fruibilissima l’abbondante copertura nevosa, e noi del Montegeologo non potevamo esimerci dal goderci la situazione. Così il giorno dell’Epifania siamo andati su Monte Cagno, salendo e scendendo per il versante SW, un versante che solo raramente è sciabile a causa dell’esposizione e della quota non molto alta.


Giulio sul pendio SW del Cagno con alle spalle l'Altipiano delle Rocche, Il Sirente e La Majella sulla sinistra.

Lasciata la macchina lungo la strada per la seggiovia Brecciara in prossimità di una curva ci siamo incamminati subito sci ai piedi in direzione dell’inizio del piatto versante del Cagno che, partendo in prossimità del paesino di Rocca di Cambio arriva ad infilarsi nella zona di settacque, con esposizione che varia da S a W. Sulla neve ancora dura per la gelata notturna, osservando il cielo terso e le frotte di sciatori che iniziavano a riempire i parcheggi degli impianti, abbiamo iniziato a risalire il pendio, in una splendida solitudine, cercando di sfruttare le zone dove il vento aveva ammucchiato maggiormente la neve. Con pendenza costante e sostenuta siamo saliti con numerose svolte in una atmosfera calda e tranquilla.


Il Gruppo del Velino con la vetta piramidale al centro e una porzione di Campo Felice che emerge dall'importante valico di Forca Miccia.


Guardando verso valle la vista si ampliava costantemente, regalando splendide immagini dell’Altipiano delle Rocche, del Sirente e della Majella lontana, di Monte Rotondo e via via di tutta la cerchia di montagne del Gruppo del Velino. Quando siamo giunti verso i 1700m ha cominciato a soffiare un vento forte da NW che trasportava un sottile strato di neve sopra il suolo, scolpendo la massa bianca in forme fantasiose e grottesche, non molto comode per la verità. Approssimandoci verso i 2000m la pendenza ha iniziato a diminuire e noi, puntando verso NW, abbiamo aggirato un paio di costole sporgenti lottando contro il vento sempre più forte, che aveva ormai ridotto il manto nevoso ad un mare in tempesta, con flutti e avvallamenti mirabilmente modellati e strane forme incavate dall’equilibrio precario.


Ormai verso i 2000m, Fabio sfida il vento e lo scaccianeve basso che scolpiscono il manto nevoso in onde tormentate.


Superata un ultima costola nevosa siamo arrivati ad una poco evidente selletta dalla quale la vetta è apparsa a pochi metri. Davanti a noi si sono parati i pianori sommatali del Cagno, dolcemente digradanti verso settacque, e la candida mole dell’Ocre a fare da sfondo al tipico quadretto dell’inverno abruzzese. Un ultimo tratto di falsopiano tormentato dalla creatività del vento e siamo giunti sulla vetta, a circa 2150m. Il versante settentrionale precipitava ripido su bianche nuvole basse, mentre tutta la catena del Gran Sasso si stagliava netta a chiudere l’orizzonte.


In prossimità della vetta, in un punto riparato dal vento, ci fermiamo per goderci un po' il panorama.


Girando lo sguardo a 360° era un ininterrotto susseguirsi di creste, valli, altipiani e di nuovo creste. Gran Sasso, Majella, Sirente, Velino, Terminillo per citare solo i maggiori. Espletata la formalità delle foto di rito il vento insistente ci ha consigliato vivamente la ricerca di un posto un po’ più riparato per rifocillarci. Così, inforcati a tempo di record i fedeli Ski Trab, ci siamo lanciati verso il pendio saltellando ripetutamente sulle onde di neve. Dopo aver consumato al riparo di un grande mucchio di neve il nostro lauto pasto, volgliosi di assaporare la consistenza della neve sotto le sferzate delle lamine, ci siamo lanciati nella discesa, più o meno per lo stesso itinerario di salita.


Fabio in vetta, con la cornice che si tuffa sul ripido versante nord e il Gran Sasso che domina l'orizzonte.


La neve era buona in alto, permettendo alcune discrete curvette, mentre più in basso diventava il tipico PA (pappone appenninico) standard, con l’aggravante che essendo in pratica il primo strato di neve caduto alle quote medie tutti i sassi facevano capolino carezzando le delicate solette degli sci al primo accenno di curva troppo impetuosa. Ce la siamo cavata con un paio di sgarri in più sotto i nostro tormentati attrezzi e una bella sudata. Comunque l’ambiente e l’abruzzo in generale valevano bene un po’ di fatica.

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