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02/02/2005 Monte Argatone, antecima quota 2103m.
Partecipanti: GIULIO, FABIO.
Dislivello: 1200mt circa
Difficoltà: MS
Tempo di Salita: 3h (4h con abbondante neve fresca)

Escursione varia e interessante, sempre al sicuro dalle valanghe, ideale dopo una abbondante nevicata fino in valle.

Questo inverno 2005 e il nostro caro Abruzzo non finiscono di sorpenderci. Dopo una interminabile sequenza di nevicate da Ovest e da Est e temperature rigide l’innevamento è veramente ottimale, la neve rimane polverosa sui versanti settentrionali, ideale per discese da urlo. Negli ultimissimi giorni di febbraio è arrivata altra neve, portata da aria continentale siberiana, e per il 2 marzo è prevista una piccola finestra di bel tempo seguita dall’ennesimo peggioramento. L’idea è quella di un pendio esposto a settentrione non rischioso per le valanghe, così optiamo per una montagna a noi sconosciuta, il Monte Argatone, una delle cime maggiori della Montagna Grande, ai limiti del Parco Nazionale d’Abruzzo, tra Villalago e Bisegna. È una lunga e articolata cresta con varie ramificazioni, con un invitante versante settentrionale che potrebbe promettere neve fantastica.


Salendo lungo la sterrata nei pressi del tornante dove la si abbandona. La vetta dell'Argatone si scorge all'orizzonte, l'antecima meta dell'escursione è nascosta dalla cresta rocciosa in primo piano.


Già il viaggio riserva sorprese: la neve inizia a Carsoli, verso i 600m. Il Fucino è tutto innevato, e al nostro passaggio il termometro segna -10°C, niente male per essere all’inizio della primavera meteorologica. Le Gole del Sagittario come al solito sono bellissime, e al nostro arrivo al paese di Villalago, 930m, un sole caldo e un cielo azzurrissimo sono il benvenuto di queste montagne. In paese ci sono 60cm. Lasciamo la macchina in corrispondenza di una selletta all’estremo ovest del paese e, dopo aver sceso per un breve tratto la sterrata in direzione dell’azienda zootecnica prendiamo a sinistra per un sentiero con cartello segnalatore per l’Argatone. Con nostra grande soddisfazione qualcuno ci ha preceduto, così una bella traccia profonda e comoda, rettilinea tra la neve soffice, ci allevia non poco la fatica.


All'inizio della larga cresta, tra dossi e faggi isolati. Si intuisce l'itinerario lungo e articolato fino alla cresta rocciosa in alto a sinistra nella foto.


Il sentiero ci conduce pianeggiante al fondo di un vallone, alla cui testata già si vedono le cime meta della nostra escursione, e poi sale dall’altra parte. Salendo lungo il versante meridionale del vallone la vista si apre subito verso il Genzana dall’altra parte della valle del Sagittario e verso il Lago di Scanno. È incredibile come anche su un versante esposto al sole la neve sia abbondante. Arrivati ad un tornante abbandoniamo la sterrata e saliamo sulla dx più ripidamente in un varco tra le quercie e i ginepri seguendo le paline della conduttura del gas, arrivando infine ad una sella con cascinale mezzo diroccato a quota 1150m. Da qui la traccia volge a SW e inizia a percorrere la lunga, varia, larga cresta che conduce verso le zone alte della montagna. Saliamo inizialmente con pendenza blanda tra faggi isolati, grossi ginepri e dolci andulazioni livellate ancora di più dalla neve, ora veramente abbondante. La salita è veramente piacevole, l’aria è dolce, si procede sempre con il sole in fronte.


Ultimo tratto di cresta prima della piccola antecima di quota 1720m. Faggi oberati e neve polverosa fantastica..


Il Genzana emerge via via più maestoso dalla valle, la neve brilla come diamanti tra le macchie di faggi e le radure assolate. Superiamo una fonte a quota 1227 e saliamo a tratti più ripidamente, a tratti quasi in piano, tra valloncelli e dossi, fino ad una sella in cui la cresta si fa più stretta, a quota 1524. Volgendo lo sguardo verso destra notiamo un vasto altipiano, di quota media 1500m, che sembra ottimo per lo sci escursionismo. Superata la strettoia la cresta si allarga nuovamente. Procediamo più ripidamente prima in una bella macchia di faggi, col sole che filtra tra i rami e i tronchi creando giochi di luce sulla neve, poi su un pendio aperto, fino ad arrivare ad una piccola antecima di quota 1720m da cui la cresta prosegue in direzione S. Sulla destra all’orizzonte compaiono il Gran Sasso con le sue vette, il Sirente simile ad una nuvola, il Velino che ha un aspetto elegante da questa prospettiva, e il Fucino che sembra una gigantesca tovaglia bianca.


Il Monte Genzana (in particolare il monte Rognone) in primo piano e la Majella (veramente carica) sullo sfondo dall'antecima di quota 2103.


La cresta sale moderatamente in direzione dell’evidente cima di quota 2103, meta della nostra escursione. Dopo un tratto pianeggiante con belle cornici aggettanti verso il vallone che scende a Villalago, con il vento che inizia a tirare da W alzando nuvole di neve, c’è da affrontare l’ultimo pendio sotto la vetta. Alla nostra destra, oberata di neve all’inverosimile, c’è la valle di Dragonarella, che sembrerebbe un allettante itinerario di discesa, ma che poi va ad infognarsi in un vallone stretto e boscoso di difficile transito. Mentre stiamo per arrivare alla vetta i quattro che hanno aperto la pista iniziano a scendere, e noi non stiamo più nella pelle vedendo le loro evoluzioni nella neve polverosa. Così dopo un veloce pranzo, piuttosto infreddoliti (saremo sui -10°C), ci prepariamo alla discesa. Un ultimo sguardo alle vette che si godono da questa splendida e inaspettata montagna, Majella, Morrone, Genzana, Marsicano, Viglio, Velino, Sirente, Gran Sasso, e poi ci gettiamo urlanti nella prima parte del pendio di Valle Dragonarella.


In questa sola, mitica curva è riassunto tutta l'essenza dello scialpinismo, la fatica della salita è poca cosa in confronto a 1 secondo delle emozioni che regala la discesa..


Una serie entusiasmante di curve rischiano di portarci troppo in basso, così tagliamo a malincuore sulla sx per riprendere la cresta di salita. La prosecuzione della discesa, lungo la via di salita, è fantastica. La neve è rimasta polverosa su molti tratti, e tra le macchie di faggi e le dolci ondulazioni stiamo per perdere la ragione in virtù di una pazzia dettata dalle sensazioni irripetibili che regala la neve fresca. Danziamo, galleggiamo su questo semplice e al tempo stesso straordinario materiale che è la neve, fino alla casetta diruta di quota 1200m. Il pendio finale che porta al fondo del vallone e quindi alla macchina è caratterizzato da neve più assestata ma ancora estremamente divertente. Così arriviamo alla fedele gippetta in uno stato che definire euforico è dire poco. La birra al baretto di Villalago e uno sguardo alle nostre tracce che si intravedono in alto sui pendii dell’Argatone sono la degna conclusione di una giornata mitica. L’Abruzzo non finirà mai di sorprenderci.

Vorrei ringraziare Luca Mazzoleni per la precisione e la puntualità nella descrizione di questa scialpinistica che si trova tra le altre nell’ottima guida “La Montagna Incantata”.

 

© Il Monte Geologo 2003-2005