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17/03/2007 Scialpinistica alla Costa della Tavola.
Partecipanti: GIULIO, PAOLO, SEBASTIEN, DORINA, SERGIO, ROBERTO.
Dislivello: 700 mt
Difficoltà: BS
Tempo di salita: 2,15h

 

Cartina

Continua l’anomalia termica di questo inverno 2006/2007, le condizioni della neve in montagna sono lì a testimoniarlo. Il mese abbondante di anticipo con cui la stagione primaverile è arrivata, innestandosi su una eredità tutt’altro che invernale, ha reso problematica la pratica dello scialpinismo in Appennino. Da questo punto di vista una sorta di “oasi” in cui praticare in tranquillità questo sport sono i Piani di Pezza. Tutta la cerchia di monti che scendono verso l’altipiano esponendo il versante settentrionale infatti è coperta di un onesto strato di neve, assestato e ottimo per sciare. In più l’assenza di neve sul piano (inizia subito sopra) permette di avvicinarsi con l’auto verso Capo Pezza scongiurando il lungo avvicinamento a piedi.


Costa della Tavola dai Piani di Pezza

Lo splendido pendio della Tavola, purtroppo già segnato da molti scialpinisti, come appare dai Piani di Pezza.


Obiettivo della nostra giornata è la Costa della Tavola, classica dello scialpinismo abruzzese, non difficile e poco faticosa, perfetta per questo inverno che ci ha tolto un po’ di fiato e di motivazioni. Lasciamo la macchina al termine della sterrata nei pressi di Capo Pezza, proprio sotto l’uniforme versante nord che dà il nome alla montagna. La giornata è soleggiata e calda, numerosissimi crochi sono spuntati tra l’erba e, ahinoi, numerosissime tracce segnano il già citato pendio. Optiamo per un giro ad anello, salendo dall’ampio vallone che separa la Tavola da Punta Trieste. Saliamo brevemente nella faggeta con gli sci in spalla, ma presto la neve comincia a coprire lo spazio tra i tronchi, e le pelli iniziano a fare il loro dovere.


Faggeta

La non comodissima faggeta che si attraversa nella prima parte della salita.


Il percorso non è obbligato, occorre solo tenere una direzione di massima Sud, cercando la via migliore tra gli alberi, sfruttando piccole vallecole e pendii dove i tronchi sono più radi. Si sale bene, la neve è assestata e in discreta quantità, così in breve siamo alla fine del bosco, dove la valle si apre in un vastissimo anfiteatro chiuso ad est dalla Tavola e a sud e ovest dalla lunga cresta di Punta Trieste. Fa una certa impressione lo stacco netto tra questi pendii candidi, ancora calati in una parvenza di inverno, e quelli, di opposta esposizione, che si osservano guardando verso N, quasi completamente privi di neve. Mai come in primavera e mai come quest’anno è evidente questa differenza.


Anfiteatro di Punta Trieste

L'anfiteatro di Punta Trieste all'uscita dal bosco.


Continuiamo a salire tenendoci sulla sx dell’anfiteatro su pendii uniformi e non troppo acclivi, arrivando infine ad una ampia sella che separa a sx la Costa della Tavola dalla lunga cresta di Punta Trieste a dx. Mentre (altra cosa insolita) alcuni nutriti gruppi di sci alpinisti scendono da quest’ultima cima, noi ci avviamo verso la vetta ormai vicina, che raggiungiamo dopo un ultimo tratto a piedi sull’erba secca del versante sud. La vista è bellissima spaziando dal Velino al Sirente al lontano Gran Sasso che si perde tra la foschia. L’idea è quella di una lunga sosta al sole, ma questo decide di fare a nascondino con alcuni grossi nuvoloni e il pendio che ci aspetta fa il resto.


Vista dalla vetta della Tavola

La vista dalla vetta della Tavola. In particolare si scorgono Velino e Cafornia.


Detto fatto stiamo urlando su una bella neve, ancora in parte soffice. Si scende prima circa la metà dell’ampio pendio che è la Tavola propriamente detta, poi ci sono due possibilità: in ogni caso si deve entrare a dx nel grande vallone che incide il versante nord della montagna. Lo si può fare o verso la metà del pendio, sfruttando un breve canalino non eccessivamente ripido, o alla fine, poco prima dell’inizio del bosco, per un altro canale simile al precedente. Il vallone regala ancora alcune belle curve su terreno aperto; poi inizia la faggeta, abbastanza scomoda e martoriata dalla valanghe. La cosa migliore è tenersi sulla sx, cercando di sfruttare un paio di belle radure. Poco prima di arrivare al Piano di Pezza togliamo gli sci e, decisamente soddisfatti, torniamo a piedi fino alla macchina. Poi ci aspetta il Bar Voce di Rocca di Mezzo e la sua mitica sacher.


Discesa dalla Tavola

In discesa sul bellissimo pendio della Tavola. Alla base i Piani di Pezza senza neve.

Considerazioni: la Tavola è una sci alpinistica che merita in pieno l’appellativo di “Classica”. Facile, se si eccettua l’entrata nel vallone, comunque un brevissimo tratto, e non faticosa. Se poi si riesce a trovare la giusta via nel bosco è il massimo. Tutt’altra cosa il discorso sulle valanghe: prestare massima attenzione alla condizione della neve! Questa montagna non scarica spesso, ma quando lo fa c’è da aver paura. Da evitare con neve instabile.

Accesso stradale: autostrada A24 Roma – L’Aquila e A25 Torano – Pescara, uscita di Celano. Quindi SS5Bis fino a Rocca di Mezzo. Subito prima di entrare nel paese a sx (cartello) per i Piani di Pezza su ottima asfaltata. Se le condizioni lo permettono proseguire nel piano sulla discreta sterrata fino a dove termina (cartello).

 

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© Il Monte Geologo 2007