07/08/2004 Monte Cervandone
Partecipanti: GIULIO, FABIO, PAOLO.
Dislivello: 1600m circa
Difficoltà: F+
Tempo di Percorrenza: 5h (salita)

 

 

La sera del 6 Agosto non prometteva nulla di buono: temporalone con tuoni e fulmini e secchiate d'acqua. Il programma era di partire di buonora la mattina del 7 alla volta del Monte Cervandone, 3210m, una delle cime maggiori delle Alpi Lepontine e costante presenza nella cerchia di monti che fanno da sfondo alla frazioncina di Crampiolo. Al nostro risveglio ci accoglie un cielo nuvoloso, ma con i primi raggi di sole che riescono a filtrare illuminando di arancione la piatta cresta dell'Helsenhorn.


L'impressionante mole della Punta della Rossa (2887m) si erge simile ad uno spettro tra le nubi.


Decisi comunque a tentare la cima prendiamo la sterrata che scende verso Devero, ma solo per poco: lasciate le ultime baite di pietra con i tetti di piode e i fiori alle finestre prendiamo un sentiero sulla dx che, segnato da due staccionate di legno, attraversa un prato ben curato puntando verso bassi dossi coperti di larici. Dopo una selletta si scende leggermente tra bei prati fino ad una baita, nei pressi della quale prendiamo a dx inoltrandoci nel bosco di larici. Con lungo percorso pianeggiante tra grossi macigni, mirtilli, baite isolate si arriva ad incrociare il sentiero che sale da Devero, che con le sue frazioni appare guardando verso il basso intorno al vecchio lago glaciale ora trasformato in torbiera dai sedimenti portati dai torrenti.


In arrivo al Colle Marani (3051m) , su pendio instabile di rocce rotte multicolori.


Qui ci raggiunge il nostro amico Paolo, e tutti e tre ripartiamo. Le nuvole sembrano aprirsi un po' mentre il sentiero inizia a salire più ripidamente uscendo dal bosco. Si sale con percorso via via più panoramico con numerose svolte. Di fronte a noi la rozza mole della Punta della Rossa svetta minacciosa simile al becco di un rapace. Alla nostra sx il Torrente della Rossa scende fragorosamente con numerose cascate verso valle. Con percorso ripido e faticoso arriviamo finalmente ad un piccolo pianoro, a 2051m, la parte bassa dei Piani della Rossa, proprio sotto l'omonima punta. Nei pressi di un enorme macigno rosso, che può fungere anche da riparo di emergenza, lasciamo il sentiero principale che conduce al famoso Passo della Rossa e a Binn prendendo a sx per tracce che risalgono in direzione della pietraia sotto la Rossa. Risaliamo la pietraia seguendo degli ometti per poi ridiscendere leggermente ai Piani della Rossa veri e propri: un pianoro per lo più sassoso percorso da un torrente diviso in vari rami e circondato da vette imponenti, come lo stesso Cervandone, alla cui base si trovano i residui del Ghiacciaio della Rossa, e la Punta della Rossa. Da qui in poi il sentiero scompare e il percorso, indicato da qualche raro ometto, è delegato all'esperienza e all'occhio dell'alpinista.


Dal Colle Marani la vista spazia sui monti svizzeri. In primo piano la Punta 3112m e il suo piccolo ghiacciaietto.


Puntiamo verso destra in direzione di una pietraia che scende ripida e stretta dalla zona della Punta della Rossa interrompendo la bancata rocciosa. Prima su ripidi prati, poi su un nevaio, infine sulla pietraia guadagniamo rapidamente quota, portandoci sempre più vicini alla Rossa, che ora appare inquietante nella sua mole di serpentino rotto e ossidato. Puntando più verso W, per tracce di sentiero, sfasciumi e nevai si risale sempre ripidamente fino ad una zona con belle rocce rosse montonate, dove il pendio si fa meno accentuato e si può respirare un po'. Puntando ora decisamente verso W, lasciando sulla destra il Passo dei Laghi per Binn, risaliamo un ennesimo ripido nevaio finché ci appare chiara la morfologia della valletta nevosa che dovremo percorrere fino al Colle Marani. Purtroppo una pesante nebbia grava sul Colle, e le nostre speranze di arrivare in vetta si affievoliscono. Con salita meno ripida risaliamo su neve la valle, con alla sinistra gli sfasciumi della Punta Gerla e a destra le nere rocce della Punta Marani. Siamo nella nebbia, fa freddo, ma il colle è vicino.


Il Cervandone visto dalla Cime 3112m. In primo piano la sella multicolore di 3022m.


Un ultimo tratto di neve più ripida e posiamo i piedi su sfasciumi varicolori. Faticosamente su tracce di sentiero su fondo instabile continuiamo finché non riusciamo a trattenere esclamazioni di meraviglia: la nebbia improvvisamente si dirada e il Colle Marani, 3051m, appare stagliandosi contro il cielo azzurro. Dal lato svizzero la vista è stupenda: le rocce fogliettate e multicolori del Colle cedono il posto alla neve e al ghiaccio. Dietro la Punta 3112 si intravede la nera mole dell'Helsenhorn, mentre più in basso il ghiaccio cede il posto a verdi pascoli e boschi. All'orizzonte si scorge il corpo sinuoso di uno dei grandi ghiacciai dell'Oberland. Dopo un riposino prendiamo la cresta a sx, aggirando sulla pietraia che si sfalda in lastre perfette la Punta Gerla, e arrivando a toccare l'esile vetta della cima quota 3112. Finalmente la vetta del Cervandone appare di fronte a noi, nera, segnata dal bianco della neve, con bianchi batuffoli di nuvola che risalgono dalla Valle di Devero e si dissolvono superata la cresta.


Eccomi lungo la risalita verso la fatidica Cima 3112m, su sfasciumi instabili e faticosi.


Anche l'Helsenhorn, scuro e minaccioso, si mostra in tutta la sua severità, ormai però privo del ghiacciaio prospiciente la vetta che gli dava quel tocco di eleganza che ora ha perso. Scendiamo rapidamente per sfasciumi e pietrame alla larga sella pianeggiante di quota 3022 impostata nei fragili e giallastri calcescisti. Poi iniziamo la salita finale alla vetta, prima su neve, poi su roccette facili, poi su pietrame, senza percorso obbligato. Rimangono solo le facili ma esposte roccette del filo di cresta, poi finalmente stiamo toccando il metallo della croce, a 3210m. Il tempo per le foto e le firme e siamo nuovamente in discesa, anche per metterci al sicuro dal tempo in peggioramento, verso la sella di quota 3022. Con calma risaliamo il faticoso pendio instabile fino alla quota 3112. Poi ridiscendiamo al Colle Marani, al sicuro. Consumato un lauto pasto partiamo come razzi scivolando sulla neve, e in una frazione del tempo necessario alla salita siamo alla pietraia sotto la Punta della Rossa, e poi agli omonimi Piani. Ci vuole giusto l'ultima ripida discesa verso Devero per spaccare le gambe, poi siamo all'Albergo La Baita e alle nostre stanze.

 

 



 

 

 

 
Speciali Montagna